Gimmi al Chiostro dei Domenicani: la buona cucina in uno spazio senza tempo

Guidato dall’executive chef Donato Episcopo, il ristorante all’interno della dimora storica sta scrivendo una pagina importante della ristorazione salentina

Il Chiostro dei Domenicani, un luogo che profuma di storia

Ho sempre amato i luoghi che profumano di storia e di arte. Ci si perde al loro interno, come nel tempo che scorre, per ritrovarsi subito dopo inebriati di bellezza. Il Chiostro dei Domenicani è una dimora storica poco fuori il centro storico di Lecce che trova spazio nell’antico Convento dei Frati di San Domenico, fondato nella prima metà del XV secolo. Un luogo dall’anima, profondo, che ti accoglie con calore, nonostante l’imponenza della struttura (è la sensazione che mi ha sempre pervasa).

Il gioiello architettonico è stato recuperato in tutto il suo incanto grazie alla visione del patron, Giovanni Fedele, imprenditore salentino illuminato e dalla lunga esperienza nel settore che nel 2018 ne ha preso le redini, dando avvio a quella che sarebbe stata l’ambiziosa opera di recupero della struttura. L’edificio storico oggi è un patrimonio riconsegnato alla città in tutta la sua autentica bellezza e un poli-spazio fruibile in tutte le sue funzioni.

Un’oasi di pace e di quiete all’interno del contesto cittadino, in cui ad abbracciarti sono il silenzio e la pietra leccese, che di giorno riflette la luce calda del Sud. Gli affreschi e la suggestiva cripta, secondo gli storici antica meta di pellegrinaggio, rendono il Chiostro un luogo unico, aperto al pubblico esterno come hotel di charme (diciotto suite di grande gusto ed eleganza e una piscina riservata agli ospiti) e il ristorante, “Gimmi”.

Gimmi, l’intepretazione del Salento a tavola firmata da chef Espiscopo

Gimmi è il ristorante alla carta contenuto dalla storicità del Chiostro dei Domenicani. Già per questo, un’isola di bellezza delle forme e di eleganza.

Il suo nome richiama quello Giangiacomo Fedele, che per primo immaginò una trasformazione della struttura, impresa portata a compimento dal figlio Giovanni. Il ristorante riflette il fascino del Chiostro e brilla di un’identità forte e decisa.

Ci si arriva da un piccolo giardino che funge da dehors esterno durante la stagione estiva, ideale per concedersi un cocktail in un momento di relax. In cucina ritroviamo l’executive chef Donato Episcopo che, dopo svariati giri e anni nelle migliori e stellate realtà d’Italia, dopo aver fatto incetta di premi e riconoscimenti, ha risposto al richiamo di casa, concentrando le sue energie nel progetto di valorizzazione e interpretazione del territorio.

Anche Gimmi si prefigge di conquistare la fiducia dei suoi clienti con un mix di attenzione alla forma e di rispetto della sostanza; a farla da padrona sono sempre l’eleganza e la bellezza, l’autenticità dei sapori, la genuinità delle materie prime. Il background di Episcopo è leggibile nel suo DNA e nei piatti che firma, tutti estremamente ricercati e contemporanei, dove la sperimentazione cosmopolita si sposa con l’attaccamento alle radici.

Le stesse radici che riscopriamo negli emblematici “tamburello salentino”, il cesto di pane di benvenuto, composto da una sottilissima cialda di pane al rosmarino, con i sonagli che sono dei biscotti salati al gusto di curcuma, e al centro una focaccina barese; e nella “Taranta”, opunzia, frutti di bosco, peperoncino, arachidi e cacao.

Un continuo omaggio al Salento e alla Puglia e alle sue iconiche immagini, al Mediterraneo, più in generale, fil rouge di una cucina che si può definire “episcopiana”, in cui lo chef tratteggia con pennellate di colore la sua proposta culinaria.

Nel valzer dei sapori di Gimmi troviamo i “Fagottelli 36 Rossi con scorfano e il suo ristretto”, i “Capelli d’angelo Benedetto Cavalieri, canocchie, spaghetto di alghe, zafferano del Galateo, sedano e peperone”,


la “Fassona, topinambur e carciofo in diverse consistenze”, il “Baccalà in olio di cottura, la sua trippa e scapece di zucchina”, il “Capocollo di maialino da latte, asparago bianco, kumquat e il suo concentrato”,

l’ “Agnello, patata viola e pomodorino del pendolo”.

In sala insieme ad Alessandro, elegante ma mai formale, ad accogliervi è la sommelier Ilaria, sempre disponibile con i suoi consigli sugli abbinamenti cibo-vino.


Il menu degustazione è esperienza sublime, contatto con la visione di chef Espiscopo: la tradizione italiana si lega al Sud, nella ciclicità dei prodotti stagionali, interpretati con grande creatività e talento.

Un elogio permanente all’italianità e alle contaminazioni regionali. Un tripudio di gusto, assaporato nella calma e nel silenzio di un luogo che riappacifica anima e corpo.




Barbara Politi