Pranzi e cene mozzafiato con vista mare da Yellow Scapece, dove le materie prime abbracciano l’estetica

Pesce freschissimo e impiattamento curato per il ristorante che si affaccia sul mare e sul castello di Gallipoli

A Gallipoli, al primo piano di uno splendido palazzo del centro storico che si affaccia sul mare, sorge un ristorante che è stato capace di tener vivo il ricordo della tradizione gallipolina dandovi una nuova vita con piatti contemporanei e ricercati.

Parliamo di “Yellow Scapece“, il cui nome è stato concepito dall’unione d’idee tra l’olio lampante, che secoli fa deteneva un primato nella città bella, e il piatto tipico nato proprio a Gallipoli, la scapece, preparato con piccoli pesci e zafferano. Quest’ultimo viene offerto al cliente all’arrivo per omaggiare questa tradizione culinaria che sta andando via via perdendosi.

Suggestiva la location messa a punto dal co-titolare, Roberto Podo, e posta al primo piano di un palazzo, proprio sopra la celebre gelateria-pasticceria Martinucci, al cui interno da ogni tavolo si può ammirare la meraviglia del mare e del castello angioino. Eleganza e sobrietà dei colori dominano lo spazio con una mise en place minimale su tovagliato bianco, mentre dal soffitto scendono lampadari in vimini, frutto dell’ingegno di un artigiano locale. Coup de théâtre del ristorante è la cucina a vista: i commensali, infatti, non solo possono ammirare il mare, ma possono anche apprezzare la preparazione dei piatti direttamente dal proprio tavolo.
All’esterno, poi, si può godere della terrazza panoramica realizzata dall’architetto Antonio Ferilli che rappresenta il quid in più di questo ristorante.

L’accoglienza e l’ospitalità passano da Luigi Petruzzi, l’attento maître di sala che mette a disposizione la sua esperienza di lungo corso in questo campo dedicando attenzione al cliente e ai dettagli.

Nella cucina a vista, chef Demis Pastore è l’artefice di piatti a base di pesce nei quali creatività ed estetica fanno il paio per creare un’emozione unica.

Stagionalità e freschezza non devono mancare mai nella cucina di Yellow Scapece insieme ad un altro elemento che completa la magia, l’impiattamento impeccabile.

Il menu stupisce sin dagli antipasti tra i quali troviamo il baccalà in tempura di nero di seppia servito con una crema di rucola, i totanetti dello Ionio fritti nella farina di semola e accompagnati da confettura di cipolla rossa di Acquaviva, millefoglie di alici con puntarelle di cicoria e mozzarella di bufala croccanti nel forno e ancora rosa di filetto di triglia con mandorle tostate, cavolo cappuccio verde e aceto di lamponi. Sapori che giocano con fantasia e contrasti.

I crudi sono uno dei fiori all’occhiello del ristorante, vere e proprie tavolozze di sapori autentici e freschissimi serviti con sali e olii aromatizzati: si può scegliere tra carpacci misti, tartare, gambero viola di Gallipoli, scampi e ricci e crostacei secondo disponibilità.



I primi piatti puntano sulla produzione propria di pasta fresca e pesce appena pescato come lo spaghettone al grano Saragolla, un grano antico importante in termini di digeribilità, purezza e soprattutto coltivazione, condito con cacio e pepe e tartare di tonno fresco e pesto al basilico. Fatta in casa la tagliatella di semola con quenelle di tartare di gambero viola di Gallipoli, stracciatella, polvere di limone, salicornia, l’asparago di mare, croccante e fritto, che chiude il piatto.
Se è vero che si mangia prima con gli occhi, questo bottone ripieno di polpo soddisfa la vista e il palato: il ripieno è un polpo e patate cotto in pignata a lungo e poi tritato al coltello e inserito come farcia della pasta accompagnata all’esterno da una crema di patate al rosmarino, maionese al prezzemolo e una riduzione dell’acqua del polpo.

Colori, forme e consistenze giocano anche nei secondi piatti: il polpo cotto a bassa temperatura sottovuoto viene servito con una vellutata di zucca e dei lingotti di panella di ceci, mentre il tonno si presenta in crosta di pistacchio con crema di topinanbur e bietole colorate, un piatto tipicamente mediterraneo con l’incursione nordamericana del tubero.

Infine, il dentice in padella si accompagna a cimette di rapa e passatina di pomodoro secco con una colatura di burrata.  Non mancano, ovviamente, preparazioni più classiche come pesce al sale o alla gallipolina e, su ogni tavolo, il pane fresco fatto in casa in almeno tre varietà.

Per gelati e dolci, poi, ampia scelta con la carta di Martinucci. I vini, invece, spaziano nel territorio tra etichette locali e qualcosa di nazionale.

La vista, infine, è impagabile.




Marcella Barone