9 sfumature di Negroamaro: novità e conferme di Cantina Candido

Cantina Candido, a San Donaci, ha presentato in una serata dedicata nove sfumature di Negroamaro, tra novità e conferme, un vitigno che rispecchia e racconta un intero territorio con la sua forza espressiva e le sue peculiarità

Vitigno d’eccellenza del Salento, il Negroamaro rappresenta la storia e coglie l’identità di un intero territorio. Coltivato e prodotto nella culla della Doc Salice Salentino, una delle zone di produzione più importanti di tutta la Puglia, questo vitigno sfrutta le continue brezze dei due mari, Jonio e Adriatico, la costante esposizione al sole presente tutto l’anno, le forti escursioni termiche tra giorno e notte per una maturazione delle uve che ne favorisce lo sviluppo di aromi e note decisi e intensi, che donano sfumature sempre diverse e interessanti.

9 sfumature di Negroamaro

Sono i 110 ettari della Cantina Candido di San Donaci la culla in cui nascono, fin dal 1929, straordinari vini, tra cui l’iconico Cappello di Prete arrivato alla sua 50esima vendemmia. Lo scorso venerdì è stata l’occasione per presentare nove etichette di Negroamaro, tra cui alcune nuove, dando così la giusta considerazione che questo vitigno, da sempre valorizzato dall’azienda vitivinicola, merita.

Presso la sede della rinomata Cantina si è quindi svolto un evento, “9 sfumature di Negroamaro” per l’appunto, rivolto ad operatori e appassionati, condito dagli interventi puntuali e tecnici di alcuni stakeholders ed esperti del settore assieme alle incursioni di altri ospiti presenti, tutt’intorno al patron Alessandro Candido.

I rosati

La degustazione ha avuto avvio in cantina, accanto alle barriques, con alcuni vini intenti a riposare, partendo da un Negroamaro rosato, il Casina Cucci, che si distingue per il colore rosato brillante, fragranze di ciliegie e fragole e note vivaci e gradevolissime, una bellissima espressione – come è stato detto da alcuni ospiti – di un rosato che si lascia facilmente apprezzare per la sua bevibilità. Ideale per un aperitivo e per dare il via a una piacevole serata in compagnia. Menzione speciale per l’etichetta dallo stile giovane e accattivante.

Al piano superiore, poi, nella sala atta alle degustazioni, la serata è proseguita con altri due rosati, scelta che si spiega nella forte spinta di Candido verso l’autoctono in una terra, il Salento, proprio di rosati. Si tratta di due rosati di grande reputazione, presentati con un restyling delle etichette.

Salice salentino rosato, Le Pozzelle è un vino duttile che ricorda il rosa acceso delle ramificazioni del corallo con un profumo ricco di rosa. Per la sua etichetta, considerata la sua notorietà tra i consumatori, è stato scelto un approccio più conservativo, in modo che risulti riconoscibile.

Piccoli Passi, poi, definito dagli ospiti come “una delle poche rappresentazioni del vino rosato del Salento“, appare alla vista con le sue sfumature color salmone e brillanti e, al naso, con le sue note floreali e intriganti, al palato sapido e delicatamente fruttato. Per la sua label, invece, sono stati disegnati degli elementi in grado di rimarcare le suggestioni del nome.

I rossi

I rosati lasciano il posto ai vini rossi a partire da una novità della Cantina, Casina Cucci Negroamaro al 90% e Syrah al 10%, un Negroamaro che si presenta con tonalità rosso rubino intenso, un bouquet fruttato e fresco, che rimanda al naso tutti i profumi del sottobosco e della ciliegia. Al gusto sorprende una piacevole nota tannica ed avvolgente. È un vino agile e versatile, perfetto per essere bevuto a basse temperature, proprio come si fa in Salento quando arriva il caldo.

Un’altra nuova referenza presentata nel corso della serata è stata La Finestra, un Brindisi DOC Negroamaro rosso in purezza dal colore rosso rubino intenso che esprime al naso un bouquet complesso e piacevole al tempo stesso. All’assaggio si presenta sapido e minerale. È un vino gradevole, di agile struttura, che rimanda alla tipica macchia mediterranea che abita la campagna non lontana dalla Cantina. Fin lì arriva il profumo del mare.

A seguire, la Carta, un Salice Salentino Negroamaro Rosso Riserva, anche questo di un bel rosso rubino, si arricchisce però di riflessi arancioni con l’invecchiamento: il suo bouquet è etereo, pungente ma accattivante, con i caratteristici profumi del cacao e del cuoio. Morbido al gusto, si manifesta con le note varietali del vitigno ben amalgamate a quelle del rovere francese. Impressa sull’etichetta, infine, una mappatura antica da sponda a sponda del Salento.

Non servono presentazioni per il Cappello di Prete, alla sua 50esima vendemmia, un Negroamaro in purezza sinonimo di qualità comprovata e di grande struttura definito dagli esperti come “iconico e fresco allo stesso tempo“, un “vino importante grazie alla sua lunghezza e alla sua balsamicità“, e ancora “quel vino che certifica la qualità di un ristorante dalla sua presenza“, e così via. Sono state spese, infatti, moltissime parole ed elogi per questo vino pieno e vellutato che continua a sorprendere con il suo colore rosso rubino e l’unghia porporina, l’aroma intenso, dalle note speziate e dal delicato sentore di vaniglia che, inevitabilmente, parla di un intero territorio raccontandolo con eloquenza e rappresentando “un cavallo di razza” per la stessa Cantina. D’altronde, parliamo del primo vino rosso da Negroamaro passato in botte piccola e imbottigliato in Salento, l’unico vino pugliese citato nel celebre “1001 Vini da provare nella vita” a cura di Neil Backett insignito della Golden Star assegnata ai vini più buoni d’Italia e insignito del Premio Qualità Prezzo Regionale Puglia BereBene 2023 dal Gambero Rosso.

Punto di riferimento della Cantina Candido poi troviamo Immensum, un vino che si distingue per intensità del colore con sentori di lampone, muschio e sottobosco, che si legano perfettamente a profumi di spezie. La sua struttura è piena con una delicata tannicità e in bocca sprigiona forti sapori.

La serata di degustazione si è conclusa con un altro dei vini più blasonati del Salento, il Duca d’Aragona, etichetta simbolo dell’azienda vinicola. All’aspetto un bel colore rosso rubino, luminoso e appena aranciato, si compone all’80% di Negroamaro, che resta la spina dorsale del blend, con una minore percentuale di Montepulciano, vitigno abruzzese presente in Puglia ormai da tempo che serve ad ammorbidire lievemente la potenza espressiva e l’intensità del Negroamaro. Caldo e austero al palato, quasi aristocratico si potrebbe dire, contempla profumi puliti ed una fragranza delicata ed esplode in sentori di caffè tostato, tabacco e cuoio.

Gli abbinamenti

Al termine del wine-tasting delle nove referenze, un piatto ha ben riassunto i sapori intensi e interessanti fino a quel momento presentati. Non un compito facile dovendo racchiudere in una sola portata dei gusti che potessero abbinarsi a più vini, ma sicuramente un’impresa più che riuscita ad un professionista della cucina come lo chef Alessio Gubello.  La sua idea di un raviolo ripieno di pecorino di Amatrice, menta e patata su un succulento brasato, unione di un primo e secondo piatto, ha conquistato tutti i presenti.

Dulcis in fundo, la scelta del dolce è ricaduta sul fruttone del bar Lucia di Salice Salentino, del pasticcere Tonio Barba. Un dolce tradizionale ricco di aromi che in questo caso conteneva marmellata d’uva, mandorle amare e cioccolato fondente all’80% al fine di sposarsi bene con tutti i vini precedentemente degustati.

Candido Vini

Una tra le prime aziende vinicole a imbottigliare il Negroamaro, non poteva che essere la Cantina Candido, coi suoi 110 ettari di vigneto coltivati con metodo biologico, a raccontare tutte le sfumature di questo favoloso vitigno che continua a crescere e sorprendere. Un bagaglio importante di esperienze e competenze si accompagna, infatti, a moderne e sofisticate tecnologie senza mai trascurare ciò che la tradizione enologica insegna.




Marcella Barone